Recensione a "Le monete di Massa di Lunigiana"

Lorenzo Bellesia

“LE MONETE DI MASSA DI LUNIGIANA”

Brossura, pagg. 268 ill. in b.n., Nomisma S.p.a. (via Olivella, 88 47899 Serravalle, Repubblica di San Marino, www.nomismaweb.com), Serravalle RSM, 2008. € 60,00.

 

 

 

 

Sino ad oggi chiunque avesse avuto intenzione di avvicinarsi allo studio della zecca di Massa di Lunigiana non avrebbe potuto che affidarsi ad una bibliografia ormai datata anche se costituita da due opere pregevoli quali il volume del Viani e il Vol. XI del CNI (Toscana, zecche minori).

Dedicato ad Elisa Bonaparte “Memorie della famiglia Cybo e delle monete di Massa di Lunigiana” di Giorgio Viani fu pubblicato a Pisa nell'anno 1808. La seconda parte del volume riporta la descrizione di numerose monete possedute o rintracciate dall’autore e riportate con precisione in diciassette tavole badando anche alle minime varianti nell’epigrafia e nel tipo, cosa che rende ancora oggi l’opera pregevole ed attuale.

Nel 1929 veniva dato alle stampe l’undicesimo volume della collana Corpus Nummorum Italicorum voluta dal re numismatico Vittorio Emanuele III, opera come sempre fondamentale con l’elencazione di praticamente tutti gli esemplari allora conosciuti e di tutte le loro varianti.

Infine, è pure da rilevare che le collezioni di monete di Massa di Lunigiana pubblicate sono molto poche. Ad oggi risultano pubblicate solo 19 monete apartenenti alla raccolta del Museo Nazionale del Bargello (nel 2007), 33 monete delle Civiche Raccolte Numismatiche di Milano (nel 2005) e 41 monete facenti parte della raccolta di numismatica malaspiniana della Cassa di Risparmio di Carrara (nel 1991).

Da quanto sopra esposto è evidente come, a duecento anni esatti dalla pubblicazione della monografia del Viani, il volume di Lorenzo Bellesia sia andato a colmare un vuoto enorme nella numismatica italiana fatto di secoli di silenzio intorno alla zecca di Massa di Lunigiana. L’autore, che con un rigoroso metodo di indagine correda ogni capitolo di brevi cenni biografici, interessanti note bibliografiche, un’accurata descrizione delle numerose imprese di famiglia dei Cybo Malaspina e numerose trascrizioni di documenti d’archivio e di zecca, ripercorre tutta l’attività della zecca massese dalla sua apertura, con diploma imperiale del 2 Marzo 1559, con Alberico I Cybo Malaspina fino alla coniazione nel 1792 nella zecca di Milano delle ultime monete massesi con Maria Beatrice d’Este Cybo Malaspina.

Per ciascun regnante e distinguendo i vari periodi di marchesato, principato e ducato, in particolare per Alberico I (marchese dal 1553 al 1568, principe dal 1568 al 1623), le monete datate sono state elencate sotto l’anno indicato sulle monete stesse, mentre quelle senza data sono state riunite alla fine di ogni periodo annotando comunque le analogie con le emissioni datate.

L’apparato iconografico, con più di 400 monete illustrate, è indubbiamente molto ricco. Infatti, ogni tipologia e variante viene puntualmente descritta e illustrata, spesso in più esemplari e in doppia versione (dimensione reale e ingrandita), ed è accompagnata: dal riferimento al CNI (del quale spesso vengono corrette le inesattezze), dal metallo, dal peso legale stabilito dai Capitoli di zecca o delle monete degli Stati limitrofi che le emissioni massesi prendevano a modello, dal grado di rarità (comune, raro, molto raro, rarissimo o numero di esemplari noti), dalla collocazione o dai passaggi in aste e listini pubblici delle monete illustrate e, quando conosciuto, anche il peso dell’esemplare illustrato. Infine, completano le schede delle diverse emissioni interessanti e rigorose note dell’autore di carattere storico, tecnico-scientifico ed archivistico.

Da sottolineare come la maggior parte delle monete di Massa di Lunigiana sia oggi di grande rarità con pochissimi pezzi noti, ebbene Bellesia, grazie a una scupolosa ricerca presso importanti collezioni private (ad es. la collezione Boni e la collezione della Cassa di Riparmio di Carrara) e le raccolte dei più prestigiosi musei italiani ed esteri (Roma, Milano, Venezia, Firenze, Modena, Vienna, Parigi, Berlino, Monaco, Budapest, Londra, New York, etc...), ha il merito di mostrarci un gran numero di tipi e di varianti, riuscendo spesso ad illustrare tutti gli esemplari conosciuti delle tipologie più rare e note solo in pochi pezzi o a presentarci diversi esemplari unici e inediti. E’ il caso ad esempio: dello scudo d’oro con l’incudine, senza data e col titolo di marchese, di Alberico I conservato al Museo di Monaco; della doppia del 1564, del 5 doppie con l’impresa della botte ardente del 1573 e della doppia della vacca, battuta con gli stessi conii delle cervie, di Alberico I del 1618 conservate alla Bibliotèque Nationale di Parigi o ancora del ducatone con data di Carlo I Cybo Malaspina conservato al Museo Nazionale Romano ed evidentemente entrato nella collezione reale dopo la pubblicazione del Vol. XI del CNI.

Concludono il volume: un’appendice con le tavole pubblicate dal Viani nel 1808 alle quali Bellesia aggiunge in nota la collocazione data dal Viani e, avendo rintracciato un buon numero delle monete già descritte dal Viani, il numero di riferimento di quelle che sono illustrate nella sua ricerca; un’accurata bibliografia e un indice degli zecchieri e delle zecche citate.

A voler trovare un difetto, nonostante le immagini in bianco e nero siano di qualità, si sente forse la mancanza di almeno qualche tavola a colori, ma probabilmente anche questo fattore, insieme alla scelta della pubblicazione in brossura, contribuisce a contenere il costo di un volume che, badando soprattutto ai contenuti (si pensi anche solo alle numerose illustrazioni di monete appartenenti alle maggiori collezioni pubbliche e alla loro difficoltà di reperimento) e al rigore scientifico, è destinato a rimanere un’opera fondamentale per la numismatica malaspiniana.

 

 

G. E.